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Per 43 anni senza voce Oggi posso cantare

Il racconto di Ornella Scalzi, lettrice di OK: «Dopo un’operazione alla tiroide, non sono più riuscita a parlare. Guarita grazie alle cellule staminali»

La lettrice di OK Ornella Scalzi, 60 anni, è un’ex manager di una casa farmaceutica, oggi in pensione. A 17 anni ha subito un intervento alla tiroide che ha lasciato una conseguenza pesante: la paralisi della corda vocale sinistra.
Ecco la sua testimonianza per OK La salute prima di tutto.

«Strinsi forte il bracciolo della sedia, inspirai profondamente e con un enorme, visibile sforzo cercai di parlare.
“Dottoress…”.
Dalla bocca uscì un soffio, che si spense in un bisbiglio roco e affannato. Ero nello studio della dottoressa Giovanna Cantarella, otorinolaringoiatra e foniatra della Fondazione Irccs Ospedale Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano, ma soprattutto esperta di cellule staminali.
La mia cartella clinica era impressionante: ero senza voce da 43 anni, da quando all’età di 17 anni mi sottoposi all’asportazione parziale della tiroide, per un problema di ipotiroidismo. In quell’anno Gigliola Cinquetti vinceva a Sanremo con Non ho l’età e io amavo cantare.

Quando mi risvegliai dall’anestesia mi colpì l’espressione preoccupata del chirurgo che mi chiedeva di provare a parlare. Avrei voluto domandare: “Cosa devo dire ?”, ma mi venne fuori solo un sussurro.

Leso il nervo laringeo inferiore
Che cosa era successo? Il guaio era che l’operazione aveva leso il nervo laringeo inferiore, che permette il funzionamento di quasi tutti i muscoli della laringe, l’organo che produce la voce. La mia corda vocale sinistra era, di fatto, paralizzata. Certo, rimaneva quella destra, che però da sola non bastava. Infatti per produrre la voce si deve mettere in moto un meccanismo molto più complesso di quanto si possa credere. Un meccanismo che coinvolge anche i polmoni, le cavità della faringe e della bocca e, naturalmente, entrambe le corde vocali.
Queste pieghe di tessuto muscolare e legamentoso, a riposo giacciono aperte ma durante la fonazione, l’atto di produzione della voce, sono messe in vibrazione dall’aria in arrivo dai polmoni: allora si tendono come due elastici e si uniscono.
Nella mia laringe uno dei due elastici era fuori uso e l’altro, sottoposto a sforzi eccessivi per anni, aveva iniziato ad accusare il colpo. Erano già stati necessari due interventi per rimuovere dei polipi su quell’unica corda vocale rimasta in funzione. In più, dopo tutto quel tempo, un’alterazione vocale (disfonia) così grave diventa un problema che stravolge non soltanto la possibilità di comunicare con gli altri, ma crea anche una condizione di affaticamento che coinvolge tutto l’organismo.

Tanto per fare un esempio. Se normalmente per far vibrare con una pressione sufficiente le corde vocali e parlare, i polmoni devono emettere circa cento centimetri cubi al secondo di aria, nel mio caso il fabbisogno era di cinque o sei volte tanto, con un dispendio di energia spropositato e un risultato scarsissimo: nessun controllo della modulazione, suono flebile e dopo appena due o tre parole la necessità di riprendere il fiato. Tutto questo perché le corde vocali non erano più in grado di chiudere il passaggio laringeo, con una conseguente fuga d’aria durante l’emissione delle parole.

Innesto di staminali in gola
Io ero determinata e disposta a tutto. Ma quando la dottoressa Cantarella mi propose di guarirmi iniettando nella corda vocale del grasso prelevato dalla mia pancia, rimasi alquanto scioccata. Mi venne spiegato che questa tecnica, il lipofilling, consiste in un innesto di cellule staminali del tessuto adiposo, molto simile a quello che si fa in chirurgia estetica per riempire le rughe.
Occorreva restituire alla corda vocale paralizzata la sua elasticità. E, per ottenere questo risultato, quelle straordinarie cellule primitive che sono le staminali, in questo caso contenute nel tessuto adiposo, funzionano molto meglio di materiali usati in passato, come teflon o silicone.
La tecnica è complessa: il grasso prelevato dal paziente, una volta purificato, viene iniettato in più punti all’interno della corda vocale, per aumentarne il volume. Se sono mani esperte ad eseguire questa operazione, i risultati sono eccellenti e comunque non ci sono mai problemi di rigetto. Il paziente inizia a parlare dopo una settimana; nell’arco di un mese una parte del grasso si riassorbe, la corda vocale riacquista elasticità e riprende a vibrare.
Il risultato la dottoressa Cantarella lo vide, anzi lo sentì quattro mesi dopo l’intervento, quando rispose al telefono.
Ero io che la chiamavo, per invitarla a una gara di canto».
Ornella Scalzi