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Il microfono che salva la voce

Tratto da:
FONDAZIONEVERONESI.IT

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pubblicato il 02-06-2014

Ideato al Politecnico di Torino un dispositivo che può identificare i fattori di rischio ambientali per le corde vocali. Utile per cantanti, insegnanti e attori

È piccolo, altamente tecnologico e in grado di immagazzinare una quantità di informazioni utili a identificare i fattori di rischio fisiologico e ambientale che possono influire sulla funzionalità e la salute delle corde vocali. Progettato e ideato da specialisti di elettronica e di acustica applicata del Politecnico di Torino, il nuovo dispositivo potrà contribuire a tutelare la voce e a prevenire alcune delle sue disfunzioni.

 

L’APPARECCHIO

Ha una struttura semplice – un microfono da ‘indossare’ apponendolo in corrispondenza della fossetta del giugulo e un elaboratore di dati – e un funzionamento molto raffinato. Il nuovo apparecchio consente infatti di raccogliere i ‘fattori di rischio’, soprattutto ambientali, che possono stimolare l’insorgenza di alcune malattie più o meno comuni dell’apparato fonatorio. «Lo strumento – spiega il professor Alessio Carullo del dipartimento di elettronica e telecomunicazioni della struttura torinese – è in grado di fornire informazioni che possono aiutare lo specialista a meglio comprendere le cause di disfonia alle corde vocali e a prevenirle». Con un valore aggiunto: «Il dispositivo, una volta indossato, consente di monitorare il funzionamento della voce per intervalli di tempo compresi tra decine di secondi e diverse ore, fino a un massimo di una intera giornata lavorativa».

 

PREVENZIONE

L’intervento di specialisti della voce, quali foniatri o logopedisti, avviene spesso quando la disfonia è in fase cronica ed il rischio di compromettere la voce in maniera definitiva alto. Condizione che il dispositivo prometterebbe di evitare, specie per quelle professioni che fanno largo uso della vocecantanti, attori, operatori di call center – ma anche insegnanti: «Con la collaborazione dell’Inail lo abbiamo già testato – commenta la professoressa Arianna Astolfi, del dipartimento energia del Politecnico – su un campione di 20 insegnanti di scuola primaria, identificando alcune problematiche in termine di carico e sforzo vocale e risolvendo anche aspetti di cattiva acustica delle aule». Il dispositivo, dicono gli esperti, potrà essere utilizzato anche per monitorare i cambiamenti vocali dovuti a malattie croniche, sofferenza fisica, forme di depressione o per sensibilizzare i soggetti a rischio grazie a progetti di collaborazioni future.

 

IL PARERE DELL’ESPERTO

«Monitorare l’uso della voce nel corso della giornata lavorativa e nel tempo libero è importante – dichiara Giovanna Cantarella, dirigente medico dell’unità operativa di otorinolaringoiatria e foniatria del Policlinico di Milano  -: spesso non si è in grado di capire dal paziente quanto e come utilizza la voce, in termini di tempo totale di fonazione e di intensità di volume. Sono questi i due aspetti che incidono maggiormente sullo sviluppo di patologie a carico della voce».

La registrazione protratta nell’arco della giornata, ancora meglio su più giornate, può fotografare i ‘comportamenti vocali’ della persona – la loquacità e gli sforzi imposti alla voce (rimproveri ai figli, frequentazione di ambienti rumorosi) -, aiutando a comprendere le cause dell’insorgenza di determinate patologie e a mettere in atto utili strategie di prevenzione: imporsi delle pause e moderare la velocità nel parlare, utilizzare mezzi audiovisivi o microfoni in determinate professioni, non fumare, non bere alcolici o sostanze irritanti.

«Se come promesso dai ricercatori torinesi, si riuscissero anche ad analizzare le caratteristiche acustiche dell’ambiente da lavoro – conclude la specialista – da cui molto dipende il modo di utilizzo della voce, si potrebbero mettere a punto adeguate soluzioni acustiche nei luoghi nei quali si trascorre la maggior parte della giornata». Una tutela in più per la voce.